NOTA Questo post non vuole essere una linea guida per la cura degli acari, dato che potrebbero esserci metodi meno invasivi e soprattutto perché quanto segue è lontano dall’essere un metodo testato in modo rigoroso e scientifico. Ciò che viene riportato in questo post è soltanto un esperienza di allevamento con lo scopo di fornire al lettore un quadro più ampio di quelle che potrebbero essere le azioni da intraprendere nel caso ci si trovi nello situazione descritta di seguito.
Il problema
Osservando una delle mie Scolopendra dehaani “Yellow legs” mi sono accorto della presenza di molti acari nella parte anteriore del corpo. In particolare gli acari si trovavano soprattutto sulla parte molle tra i primi tergiti dell’animale, come si può ben vedere nelle immagini seguenti.


Questa tipologia di acari risulta molto piccola, di forma tonda e di colore bianco. Le zampe e altri dettagli risultano non visibili ad occhio nudo. Tuttavia, non conoscendo la specie, non sono sicuro della loro dieta e abitudini. Per questo motivo, non sapendo se si trattasse di acari parassiti o meno, ho deciso comunque di intervenire ed eliminarli seguendo il processo descritto di seguito.
La cura
Innanzitutto ho eseguito una pulizia manuale degli acari. Utilizzando un barattolo di vetro con dentro dell’acqua a temperatura ambiente (cioè a temperatura di casa, 20/21 gradi centigradi) ho fatto perdere i sensi alla Scolopendra immergendola in acqua e bloccandola con delle pinze sottacqua. Dopo 4-5 minuti la Scolopendra ha in parte perso i sensi, l’ho estratta dall’acqua, distesa su un tovagliolo e con l’aiuto di un pennello ho rimosso una parte degli acari.
Tale tecnica viene utilizzata dalla maggior parte degli allevatori di Scolopendre per il sessaggio degli animali, un alternativa all’acqua è la CO2.
Attenzione, questa è un operazione rischiosa sia per l’animale che per l’allevatore. Se l’animale passa troppo tempo in acqua senza ossigeno potrebbe morire, oltre ad essere un operazione molto stressante. D’altro canto se la Scolopendra rimane in acqua per troppo poco tempo non sarà completamente priva di sensi, quindi in grado di muoversi e attaccare. Io consiglio di estrarla dall’acqua quando è ancora in grado di muoversi ma in modo minimo, quindi poco prima che perda completamente i sensi, in questo modo si ha il tempo di operare e il rischio di morte si riduce. Inoltre bisogna tenere in considerazione che anche in questo stato l’animale riesce ad usare le zampe posteriori per aggrapparsi a oggetti o alle dita dell’allevatore.


Prima che la Scolopendra riprendesse completamente i sensi l’ho inserita in un contenitore Braplast da 1,3Lt completamente disinfettato (lavato con alcol denaturato e acqua calda, poi asciugato con carta da cucina) con più strati di carta da cucina leggermente umida in modo tale da creare sia il fondo che una sorta di riparo.
Dopo un giorno ho ricontrollato la Scolopendra ed erano presenti altri acari sia sui tergiti che vicino le forcipule (le zanne velenifere), quindi ho pulito le parti interessate dell’animale usando un cotton fioc imbevuto di alcol denaturato. Il giorno dopo gli acari erano completamente spariti, quindi ho preferito spostare la Scolopendra in un fauna box di piccole dimensioni con all’interno: torba bionda acida di sfagno (messa in forno a 230 gradi qualche giorno prima), una tana e una ciotola con dell’acqua (il tutto il più disinfettato possibile). Il giorno dopo ho offerto un pinky di 1 o 2 grammi ed è stato divorato in pochi minuti.